Radio Radicale, il mio intervento in Aula nel corso della maratona oratoria per scongiurare la sua chiusura
Grazie Presidente,
mi fa decisamente effetto intervenire proprio nella giornata odierna per sostenere le ragioni di Radio Radicale e del servizio pubblico che ha svolto ininterrottamente dalla fine del 1975 ad oggi, nel giorno in cui ci ha lasciati la sua storica voce.
Non ho, infatti, avuto il privilegio, come i colleghi Polverini e Giachetti, di conoscere personalmente Massimo Bordin. Ho però avuto, come tutti credo qui, la fortuna di ascoltare la sua rassegna stampa e di conoscere il suo lavoro, apprezzandone la professionalità, la competenza, l’intelligenza, la cultura, l’ironia, l’amore per la democrazia e per le libertà.
Con la sua scomparsa (per la quale porgo le mie sincere condoglianze ai famigliari e alla comunità di Radio Radicale, unendomi ai colleghi che sono intervenuti all’inizio della seduta pomeridiana, ndr) viene a mancare il punto di riferimento, l’asse portante dell’intera storia di Radio Radicale, con il suo sguardo in assoluto più attento, più forte, anche più critico.
Per ribadire ancora una volta, prendendo parte alla maratona oratoria del mio gruppo parlamentare, la nostra avversione – appunto – “più radicale” alla fine delle sue trasmissioni, vorrei contribuire a smontare due fake news.
La prima: Radio Radicale non è una semplice emittente, ma una testata giornalistica, che svolge “attività di informazione di interesse generale”, come riconosciuto dal Governo in occasione della gara del 1994 per la concessione del servizio di trasmissione delle sedute parlamentari.
La seconda: la convenzione che regola il rapporto tra la radio e il Ministero non è piovuta dal cielo, ma a seguito – appunto – di una gara triennale per tale servizio pubblico, messa in atto dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni nel 1994, la cui efficacia è stata poi prorogata di anno in anno, nonostante l’emittente stessa abbia più volte richiesto l’organizzazione di una nuova gara, con un orizzonte temporale meno precario, che consentisse – dunque – di programmare anche i necessari investimenti.
Radio Radicale rappresenta, da più di quarant’anni, l’informazione trasparente, la voce libera, un impareggiabile esempio di servizio pubblico, garantito e accessibile per tutti grazie alla passione e all’impegno di una comunità che vedeva, che vede in Massimo Bordin la sua punta più avanzata.
Mancano solo 33 giorni alla fine delle sue trasmissioni: Di Maio, che con le sue scelte di politica economica ha già condannato l’Italia a spendere 11 miliardi di euro in più di risorse pubbliche, cioè dei contribuenti, per far fronte ai maggiori interessi sul debito pubblico di qui al 2021 (fonte: Banca d’Italia), trovi il tempo di rispondere al nostro appello e, soprattutto, le risorse necessarie per salvaguardare una storia fondamentale, che coincide con l’Italia contemporanea, essendone testimone e custode dei suoi momenti cruciali.