Welfare, vigilare affinché “INPS per tutti” coinvolga anche i Comuni più piccoli
L’estensione ai più di 8000 Comuni italiani di “INPS per tutti” è certamente una buona notizia, perché consentirà una maggiore capillarità nel mettere i cittadini italiani a conoscenza delle prestazioni socio-assistenziali a cui hanno diritto.
Infatti, dopo la sperimentazione già attiva nelle maggiori Città, fra cui Torino, oggi l’INPS, l’Associazione nazionale dei Comuni d’Italia e la Caritas hanno siglato un accordo per estendere il servizio a tutte le comunità locali della nostra Penisola, andando quindi a sanare un’oggettiva iniquità di trattamento per chi vive in quelle più piccole e più geograficamente marginali. Realtà che, ad esempio, caratterizzano la mia regione, il Piemonte, dove più dell’80 per cento dei Comuni conta meno di tremila abitanti.
Ora si tratta di vigilare sui tempi di attuazione di tale accordo, con l’auspicio che siano rispettati e che anche il più piccolo dei Comuni italiani sia nelle condizioni di mettere a disposizione dei propri concittadini il servizio INPS.
Al Presidente Tridico auguro, infine, che “INPS per tutti” abbia miglior fortuna rispetto al progetto della cosiddetta “busta arancione” del suo predecessore: oggi, infatti, dopo più di tre anni dalla sua istituzione, il servizio è disponibile per solo un milione di dipendenti del comparto privato, rispetto ai sette milioni originariamente previsti, con una percentuale di copertura pari al 14% di quel campione, che già rappresentava una parte minoritaria rispetto al totale degli iscritti alla gestione previdenziale pubblica. Un servizio che, peraltro, grazie alla legge di conversione del decreto sul reddito di cittadinanza potrebbe aver chiuso definitivamente i battenti.