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Qualità della vita, utilizzo delle risorse e pensiero liberale

Pochi giorni fa è stata pubblicata la classifica annuale del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle 107 province italiane. Per Torino? Pessime notizie.
Il nostro capoluogo e la nostra provincia, infatti, compaiono solamente al 40° posto, perdendo ben nove posizioni rispetto allo scorso anno. Dati di trend che confermano quanto emerso nelle scorse settimane nell’analoga ricerca pubblicata su “Italia Oggi”.
L’indicatore in cui è posizionato meglio risulta essere “Ricchezza e consumi”, che vede Torino al 13° posto (era al 12°). Male per “Affari e lavoro”, in cui siamo passati dalla 6ª alla 26ª posizione, e “Cultura e tempo libero”, che invece ci vede scendere di 19 posizioni, fino alla 38ª. Un disastro per quanto riguarda “Giustizia e sicurezza”, per cui Torino risulta essere solo al 91° posto. È ancora tanto il lavoro da fare su “Ambiente e servizi” (67ª posizione), che però presenta un netto miglioramento rispetto al 2020/2021 (+18). Piuttosto stabile l’indicatore “Demografia e società”, che ci vede al 25° posto (+2 rispetto allo scorso anno).
I dati completi potete leggerli sul sito del Sole 24 Ore.
Dati non rassicuranti, in particolare quelli economici, che mettono in luce quanto lavoro ci sia da fare, in primis da parte delle istituzioni, per rendere Torino una provincia che garantisca ai cittadini un buon tenore di vita: non ci si può, infatti, rassegnare ad una posizione di classifica che ci vede da troppi anni alle spalle di tante altre province del nord Italia. Essendo Torino la quarta Città metropolitana d’Italia per numero di abitanti. E l’utilità di strumenti come questo è proprio mettere in evidenza gli aspetti da cui è più urgente ripartire.
Infatti, mi preoccupa particolarmente quanto emerge sulla sicurezza, nel nostro capoluogo. Per il dato in sé, ma anche per i fenomeni di cui è sintomo, strettamente collegati ad altri indicatori di questa classifica.
La chiusura in massa dei piccoli negozi a cui stiamo assistendo da anni, in periferia come in centro città, che spegne troppe luci sulle nostre strade è indice del progressivo recedere della società civile da molti spazi, in cui puntualmente si travasano isole d’insicurezza.
E’ chiaro che sicurezza non significa soltanto più forze dell’ordine per le strade: una maggiore presenza sicuramente può incrementare la percezione da parte dei cittadini di un territorio sorvegliato e sicuro, ma quello che conta è che la società attiva si appropri degli spazi della comunità, che vi crei luoghi di incontro e di presidio, di cui sicuramente il commercio di vicinato è esempio evidente, ma non unico. Strutture sportive, circoli, sono ugualmente attività che contribuiscono a incrementare la presenza della comunità, a rafforzare i legami e a costruire un diffuso senso di sicurezza, gettando luci là dove ci sono molte ombre.
Il tema è quindi più ampio e parte dal presupposto del tipo di comunità che si vuole creare. Negli ultimi 25 anni Torino è stata sempre amministrata da Giunte di centrosinistra, tra le quali si può evidentemente includere anche quella a 5Stelle. In questi anni il primato di Torino nell’ambito dei servizi sociali, che risale a una storia ben più antica e per certi versi decisamente più illustre, quella dei Santi Sociali, è stato via via riconfermato. Si è lavorato molto, si è investito molto, nell’assistenza alle persone.
E qui sta il punto: non essendoci disponibilità economica per fare tutto, bisogna scegliere come usare i fondi disponibili. Se per ripartire la ricchezza a favore di chi è in difficoltà, oppure creare volano per il territorio. E qui sta una grande differenza tra socialismo e liberalismo: per noi liberali la ricchezza va prima di tutto prodotta e resa possibile, creando le condizioni perché si realizzi e utilizzandola come volano per il benessere e la crescita dell’intera comunità. Per rendere il territorio più attrattivo, più vivibile, più produttivo. In modo da costruire spazi di crescita per tutti.