Per la tangenziale Est serve mettersi all’opera per trovare i fondi

C’è da augurarsi che su un tema così importante per lo sviluppo del nostro territorio quella di ieri non sia stata l’ennesima iniziativa-spot, buona per una conferenza stampa di fine anno, ma poi prontamente riposta nel cassetto per qualche anno. Sto parlando della chiusura dell’anello tangenziale di Torino, che collegherebbe finalmente il chivassese e il chierese al resto della cintura del nostro capoluogo.

Sì, perché ieri il Sindaco della Città metropolitana Stefano Lo Russo ha avuto l’indubbio merito di porre nuovamente la tangenziale est al centro del dibattito, quantomeno giornalistico. Certo, si tratta del solo annuncio del finanziamento di uno studio di fattibilità per “individuare il tracciato migliore”. Tanto che qualcuno ha già parlato di “mini-tangenziale”, espressione sintetica che probabilmente starebbe ad indicare il semplice adeguamento, con allargamento della carreggiata, dell’attuale strada provinciale 122 “della Rezza”. Non credo, però, che a trent’anni abbondanti dal primo progetto di tangenziale est, riproposto due volte – nel 2004 e 2009 – dal programma elettorale dell’ultimo Presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, e mai realizzato, non credo – dicevo – che la questione cruciale sia effettuare e finanziare un nuovo studio di fattibilità per, appunto, individuarne il tracciato. Anche perché, come si è già visto anche in questa occasione, il variegato fronte del no ad ogni tipo di infrastrutturazione del nostro territorio si mobiliterebbe comunque “contro”, pur in assenza di informazioni puntuali. Figurarsi con un progetto definitivo-esecutivo!

Per questo penso, non da ora, che su un’opera che gode comunque di un ampio consenso da parte delle forze politiche – ovvero da tutti i partiti del centrodestra al PD, passando probabilmente da Azione-Italia Viva – valga la pena impegnarsi a fondo sul principale nodo dell’intera vicenda: il finanziamento dell’opera. Come ho già avuto modo di sostenere in passato, il bando di gara per la concessione del sistema tangenziale torinese avrebbe dovuto prevedere fra le opere a carico del vincitore, a fronte evidentemente di una durata temporale sufficiente a remunerarne l’investimento, proprio la chiusura dell’anello tangenziale ad est di Torino. Un’opportunità che in quel bando non è stata colta e che finora non è stata neppure approfondita, e ciò indipendentemente dal fatto che la gestione sia ancora in capo ad ATIVA, in forza della proroga della concessione scaduta il 31 dicembre 2016.

C’è dunque da sperare che la politica che governa il nostro territorio – a cominciare da Regione Piemonte e Città metropolitana – abbia l’autorevolezza e la determinazione per riproporre al nuovo gestore, chiunque esso sarà al termine della complessa battaglia di ricorsi e controricorsi di fronte ai giudici amministrativi tuttora in corso, proprio il tema del finanziamento di un’opera come la tangenziale est, sulla cui necessità e urgenza per il nostro territorio la stragrande maggioranza dei piemontesi non ha alcun dubbio.