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Governo della Città Metropolitana di Torino, lettera aperta a Chiara Appendino e Marco Marocco (su “La Voce di Chivasso” del 25/10/2016 e “La Nuova Periferia” del 26/10/2016)

Gentile sindaca Appendino, egregio vicesindaco Marocco,

prima di tutto, confesso: ho a cuore l’ente che oggi si chiama Città Metropolitana di Torino, quell’ente cioè che per un romantico come il sottoscritto resta la “Provincia”.

Certamente questa passione deriva dai ruoli che ho ricoperto in passato nell’amministrazione che ha sede a Palazzo Cisterna; ma, naturalmente, anche dal fatto di essere da qualche mese un amministratore – sebbene di minoranza – di un piccolo Comune, lontano dal Capoluogo sia dal punto di vista geografico, sia dal punto di vista delle relazioni istituzionali.

Spinto da queste motivazioni, mi permetto, dunque, di rivolgermi direttamente e pubblicamente a voi, nel vostro attuale ruolo di vertice politico della Città Metropolitana di Torino.

E intendo farlo con spirito costruttivo, non essendo afflitto dal morbo del pregiudizio nei confronti di chi legittimamente – alla luce del sistema elettorale vigente che, peraltro, esattamente come voi ritengo insensato – ha l’onere e l’onore di governare il nostro territorio provinciale, avendo vinto le elezioni comunali di Torino del giugno scorso.

Avrei voluto – e, se fossi stato più bravo, avrei potuto – farlo direttamente nell’aula consiliare il giorno dell’insediamento del nuovo Consiglio metropolitano. Ma, pur essendo risultato quinto in assoluto fra tutti i candidati di tutte le liste in campo per numero di amministratori a mio sostegno (ben 123!) e il più votato nell’area del chivassese, anche qui sia per numero di amministratori, sia per numero di voti ponderati ad essi corrispondenti, mi tocca utilizzare altri strumenti: ecco il motivo di questo mio intervento pubblico.

Infatti, aula o non aula, è importante, a mio avviso, contribuire ad ottenere risultati positivi per il nostro territorio, in termini di buon governo e di corretto ed efficiente utilizzo delle risorse.

“Credo nella Città Metropolitana, abbiamo approvato il bilancio ed è un punto di partenza, ma dobbiamo riorganizzare l’ente, trasformare un rischio in un’opportunità, una possibilità di crescita necessaria per garantire servizi essenziali legati all’ambiente, al trasporto e alle scuole”. Queste, cara sindaca, sono state le sue prime parole dopo la seduta di insediamento di mercoledì scorso.

Non posso che condividere, ben sapendo che la sintesi di un comunicato stampa spesso ci costringe a dichiarazioni generiche. Si tratta, quindi, di entrare nel merito e, da parte di un osservatore – appunto, appassionato – come il sottoscritto, verificare in corso d’opera l’effettiva concretizzazione dei propri obiettivi.

Mi permetto, però, di sottolinearvi fin da subito alcuni aspetti, che hanno trovato spazio nel programma elettorale della Lista Civica per il Territorio di cui – come è noto – sono stato fra i principali promotori: prevedere un bilancio suddiviso per aree omogenee, con conseguente programmazione puntuale degli interventi sulle infrastrutture stradali e scolastiche, al fine di “avvicinare” l’ente di area vasta anche a chi vive e lavora a 50 chilometri dal centro di Torino; promuovere una politica sul ciclo integrato dei rifiuti che scongiuri il rischio di un bacino unico provinciale, perché ciò penalizzerebbe ulteriormente gli abitanti dei piccoli centri, scaricando su di essi le inefficienze delle grandi città della prima cintura; sostenere un’offerta di mobilità – pubblica o privata è indifferente – che intercetti le attuali e reali esigenze di studenti e lavoratori pendolari, per offrire un’alternativa di trasporto competitiva dal punto di vista dei tempi di percorrenza ed economicamente sostenibile rispetto all’uso della propria automobile, magari prendendo spunto, per la nostra zona, dagli studi e dalle proposte dell’Associazione Identità Comune; proporre alcune modifiche allo Statuto per sostenere con più forza il ritorno all’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio metropolitano da parte dei cittadini e secondo una logica di rappresentanza di tutto il territorio provinciale, evitando così la beffa – come è avvenuto qualche settimana fa con l’elezione di “secondo livello”, affidata cioè ad un numero ristretto di “eletti” – di nominare, di fatto, 17 consiglieri su 18 con il voto determinante (perché centinaia di volte più “pesante” del voto di un amministratore di un piccolo Comune) anche di un solo consigliere comunale di Torino.

Su questi temi e con questi obiettivi, la Città Metropolitana di Torino potrà realmente esercitare un ruolo strategico per lo sviluppo di tutti i territori, specie di quelli meno interconnessi con il “centro”. E, conseguentemente, dotarsi di una visione, al di là della gestione quotidiana e ordinaria di alcuni servizi considerati essenziali.

Il punto di partenza, nel breve periodo, può essere il coinvolgimento e la partecipazione di chi vuole misurarsi sulle proposte concrete: per questo, come primo stimolo alla discussione vi chiedo di “aprire” le assemblee di ciascuna zona omogenea a tutti gli amministratori, siano essi di maggioranza o di minoranza nei loro Comuni, e non solo ai sindaci come previsto dall’attuale Statuto: sarebbe un primo passo. Apprezzato e utile, fidatevi.

Buon lavoro e grazie per l’attenzione.

Carlo GIACOMETTO – Consigliere comunale Brusasco