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Sull’autonomia delle Città metropolitane è doveroso coinvolgere (anche) Torino

Nei giorni scorsi abbiamo preso atto che il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, esponente di spicco del Partito Democratico, dopo più di cinque anni dall’entrata in vigore della Legge Delrio si è reso finalmente conto del fallimento di quella riforma, proposta e attuata dal suo stesso partito. Ha, dunque, ipotizzato di lavorare in asse con Roma e con Napoli, con l’obiettivo di individuare proposte concrete per migliorare il tema della gestione delle Città metropolitane, introdotte e individuate proprio dalla Legge 56/2014. E allora mi sono chiesto: perché escludere Torino? In Italia le Città metropolitane sono attualmente 14, quindi ritengo che sia il caso di coinvolgere in questo ragionamento almeno i capoluogo di Regione.

La provincia di Torino, che è caratterizzata da un territorio tanto esteso quanto eterogeneo, con più di 300 Comuni di cui circa 200 con meno di tremila abitanti, patisce infatti forse più di ogni altra Città metropolitana la mancanza di autonomia e di una governance in grado di organizzare al meglio i servizi di area vasta, con il Sindaco di Torino direttamente interessato dai problemi montani di Comuni come Sestriere, da quelli infrastrutturali di Comuni come Brozolo e da quelli delle grandi Città della prima cintura.

Noi che “viviamo” il nostro territorio possiamo dire molto su cosa non ha funzionato in questi cinque anni: auspico, pertanto, che il Sindaco Appendino si faccia sentire con i suoi omologhi di Milano, Roma e Napoli, per rappresentare la necessità di maggiore autonomia di un territorio che conta più di due milioni di abitanti.