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Coronavirus, servono misure shock. Bene le parole di Draghi sul FT

Fin dall’inizio dell’emergenza Forza Italia ha sostenuto la necessità di provvedimenti shock per sostenere l’economia del nostro Paese. Quando il Governo parlava di interventi per 3,5 miliardi, noi auspicavamo di utilizzare i 30 miliardi dell’avanzo primario registrato dalla nostra contabilità pubblica nel 2019. E fin da subito abbiamo considerato i 25 miliardi del decreto cosiddetto “Cura Italia” come un primo tassello, cui necessariamente ne dovranno seguire altri di entità ancora tutte da definire.

Per questo riteniamo che quanto dichiarato ieri da Mario Draghi sulle colonne del Financial Times sia pienamente condivisibile. E lo è principalmente per due motivi: il primo, perché l’aumento del debito pubblico, in uno scenario, quale è quello attuale, paragonabile ad una guerra, consentirebbe di evitare una distruzione permanente della capacità produttiva delle nostre imprese, cui necessariamente seguirebbe un crollo del PIL e l’insostenibilità dello stesso debito pubblico italiano. Al contrario, se le risorse derivanti dall’aumento in termini assoluti del debito pubblico dovessero essere indirizzate a politiche capaci di rilanciare la crescita economica, come gli investimenti nelle infrastrutture, un poderoso taglio delle tasse, il sostegno diretto ai nostri asset industriali, senza dimenticare le politiche di assistenza a chi ha davvero bisogno, ecco che il nostro PIL potrebbe essere difeso e con esso la nostra capacità di remunerare chi investe nei nostri titoli di stato. Tutto ciò, certamente, mettendo in campo un’efficace attività di vigilanza affinché tali risorse non vadano invece disperse nei mille rivoli della spesa pubblica improduttiva, un rischio che con l’attuale Governo corriamo seriamente.

Il secondo motivo è perché si pone l’accento sulla velocità di esecuzione come elemento essenziale per l’efficacia del ricorso all’indebitamento straordinario, eliminando ogni barriera burocratica all’erogazione di liquidità direttamente a chi crea valore e garantisce gli attuali livelli occupazionali: è un tema cruciale per tante imprese, specie piccole e piccolissime, che basano la propria sopravvivenza sul flusso di cassa e che rischiano di saltare se l’intervento dello Stato dovesse arrivare in ritardo: in casi come questi, il costo dell’esitazione può essere davvero irreversibile.