Soccorso alimentare, le risorse per i Comuni sono insufficienti
La situazione è difficile e certamente questo non è il momento per le polemiche. Tuttavia, sul tema degli interventi urgenti per la cosiddetta assistenza alimentare e sull’entità di risorse pubbliche messe a disposizione dei Comuni da parte del Governo è necessario fare chiarezza, per poi magari prevedere i necessari correttivi nel prossimo decreto economico, che noi auspichiamo veda la luce già nei primi giorni di aprile, con tutta la liquidità che serve per evitare il tracollo della nostra economia.
I 4,3 miliardi del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 marzo non sono altro che un anticipo della quota del fondo di solidarietà comunale, che il Governo eroga ogni anno con le risorse derivanti dall’IMU pagata dai cittadini e che hanno già una loro destinazione nei bilanci comunali. Sono fondi ordinari e non straordinari, dunque. L’unica differenza con gli anni precedenti è che la prima erogazione, pari a due terzi del totale, avverrà a breve, e non nel mese di maggio, mentre il saldo sarà ad ottobre come ogni anno. Sulla ripartizione ai Comuni di quelle risorse, c’è poi da evidenziare come i criteri siano quelli del 2019, cosa che penalizza gli enti locali del nord, ovvero quelli maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria ed economica causate dal coronavirus.
Quanto ai 400 milioni aggiuntivi stabiliti con l’ordinanza della Protezione civile, da un lato è chiaro fin d’ora che non saranno sufficienti per far fronte all’improvvisa difficoltà economica che sta colpendo numerose famiglie, a cominciare dai lavoratori autonomi costretti a chiedere le loro attività, senza ovviamente dimenticare le situazioni già in carico ai servizi sociali. Dall’altro lato, si tratta di una procedura che assegna una grande responsabilità ai Comuni, che dovranno inventarsi la modalità per individuare i destinatari di questo soccorso alimentare ed organizzare la distribuzione di buoni pasto o direttamente della spesa. Un’intermediazione che rischia di allungare i tempi e che mette i sindaci e gli amministratori comunali ancora di più sotto pressione, in un periodo per loro già molto difficile nella gestione della quotidianità stravolta dall’emergenza coronavirus.