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La tassazione immobiliare in Italia. I dati ci confermano l’urgenza di una riforma per rilanciare il settore

Nel corso della riunione di mercoledì scorso della Commissione bicamerale di vigilanza sull’anagrafe tributaria si è svolta la prima audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva che abbiamo voluto finalizzare alle proposte di riforma della fiscalità immobiliare. L’obiettivo di fondo che ci siamo dati è quello di formulare proposte e politiche per il rilancio del settore, secondo i principi di equità e semplificazione.

Protagonista di questo primo appuntamento, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate dott. Antonino Maggiore, che ha svolto una relazione molto dettagliata e ricca di aspetti di rilievo per il decisore politico.

A partire dal dato più importante e su cui, a mio giudizio, è opportuno svolgere qualche considerazione: quello, cioè, relativo al carico fiscale sul patrimonio immobiliare degli italiani e sulla modalità con cui si origina.

Nel 2018, infatti, la tassazione sugli immobili in Italia si è attestata complessivamente intorno ai 40 miliardi di euro. Un numero, già di per sè, da cui si intuisce quali siano le cause della crisi del settore edilizio in quest’ultimo decennio, ovvero il periodo in cui quel numero è cresciuto in maniera più sensibile.

Ma è la composizione dei 40 miliardi complessivi annui che ci fornisce le informazioni più interessanti: poco più del 20% di quella cifra è frutto delle imposte sui redditi delle persone fisiche e delle imprese (IRPEF e IRES), trattandosi di proventi che i proprietari sommano al loro reddito annuale. Per costoro, il carico fiscale è intorno agli 8 miliardi. 

Quelle, poi, sui trasferimenti e sulle locazioni – ovvero IVA, imposte di registro, ipotecarie e catastali, sulle successioni e donazioni, imposte di bollo – valgono 12 miliardi annui, il 30% del totale.

Infine, le imposte di natura prettamente patrimoniale, ovvero IMU e TASI, sfiorano il 50%, per un totale di circa 20 miliardi annui che entrano nei bilanci dei Comuni.

Bastano questi quattro numeri – 40, 8, 12, 20 – per comprendere le cause della crisi del mercato immobiliare in Italia: una tassazione eccessivamente onerosa, che pesa per metà su patrimoni immobiliari che, spesso, non costituiscono per i proprietari fonte di reddito ma, al contrario, generano soltanto spese impreviste. E per una parte molto importante sulle compravendite immobiliari.

Si tratta, dunque, di un prelievo fiscale eccessivo, che sottrae risorse alla disponibilità dei cittadini e, quindi, ai consumi interni. Un prelievo fiscale che raggiunge la cifra record di 40 miliardi annui, che deve essere quantomeno rimodulato nella sua composizione, alleggerendo e spostando il carico dai patrimoni e dai trasferimenti ai maggiori redditi che, con la sua valorizzazione, si possono generare.