Qualche riflessione sulle cosiddette “sardine”
Ieri sera è andata in scena la versione torinese delle cosiddette “sardine”.
In piazza Castello, infatti, ha avuto luogo la manifestazione convocata via web, per la quale si è registrata una partecipazione importante e, a mio avviso, da non sottovalutare. E certamente da non liquidare in due parole, pensando così di esorcizzarne la portata. Provo a spiegare il perché di questa mia convinzione.
Ritengo, innanzitutto, che la partecipazione alla politica, intesa come attenzione alla comunità in cui viviamo, sia sempre una buona notizia. Al di là dei posizionamenti partitici e delle diverse sensibilità – che giustamente ci devono essere! – se le persone, specie giovani, dimostrano di voler intervenire in prima persona nel dibattito pubblico sono da apprezzare e, perché no, da stimolare. E la piazza è certamente un momento fondamentale di questo processo di partecipazione.
Se poi, come affermano gli organizzatori, l’obiettivo di questo movimento pseudo-spontaneistico fosse quello di diffondere messaggi positivi, schierandosi “per” e non “contro”, allora avremmo la seconda buona notizia.
Peccato, però, che già questa secondo aspetto rischia di non essere verificabile, visto che appare chiaro a tutti come la spinta, quantomeno iniziale, alla mobilitazione di piazza abbia avuto un’origine – e una finalità – di natura elettorale, in particolare per tentare di fermare la vittoria del centrodestra unito alle imminenti elezioni regionali dell’Emilia Romagna, in programma il prossimo 26 gennaio. Quindi, una vera e propria azione “contro”.
Ma se anche prendessimo per buona la finalità, diciamo così, positiva, potremmo comunque affermare, senza tema di smentite, che le buone notizie, ahinoi, finirebbero comunque qui.
Intanto, perché si tratta chiaramente di un modo per mascherare la debolezza dei partiti di centro sinistra e del fu partito antisistema guidato da Di Maio, oggi alleati al Governo del Paese e alfieri di un programma improntato all’oppressione fiscale, giudiziaria e burocratica, tipico di una concezione “sinistra” della complessità italiana, cercando di imporre al dibattito pubblico temi diversi rispetto a quelli nefasti della prossima Legge di bilancio.
Poi, perché non si capisce bene quale sia il modello proposto, né quali siano le idee-forza, né le priorità della propria agenda politica, né se costoro intendano o meno esporsi al giudizio dei cittadini, tramite regolare partecipazione ai vari turni elettorali. Insomma, un ulteriore elemento di confusione.
Infine, perché l’esposizione mediatica, nonché il forte supporto da parte di tv e carta stampata mainstream, in un periodo, come si diceva all’inizio, pre-elettorale desta ben più di un sospetto e dice molto in fatto di onestà intellettuale e di presunta spontaneità di chi convoca la piazza tramite le piattaforme informatiche (e come non pensare ad una riedizione, riveduta e politicamente corretta, del V-Day di qualche anno fa).
Insomma, nutrire il dibattito pubblico di idee, dare una risposta strutturata alla voglia di partecipazione, coinvolgere il più possibile i giovani nella ricerca delle soluzioni per il futuro della nostra Patria sono obiettivi che tutti noi, nel nostro impegno politico quotidiano, dovremmo favorire e sostenere.
Non come sardine, però. Ma attraverso partiti che tornino a svolgere quel ruolo di elaborazione politica e di mediazione di interessi, che è connaturata alla definizione dell’articolo 49 della Costituzione.
Quindi, resettiamo pure questo periodo in cui il confronto politico è basato in via esclusiva sui facili slogan, sull’attacco agli avversari visti come veri e propri nemici, sull’insulto, sul rinvio come unica modalità per affrontare i problemi, e torniamo ai valori delle borghesia operosa e di buon senso che ha fatto grande l’Italia del dopoguerra.
Noi di Forza Italia, su questi principi condivisi e con queste regole d’ingaggio, saremo sempre in campo per difendere gli interessi di tutti gli italiani.