Debiti PA, rispettare i tempi di pagamento. Ce lo chiede l’Europa
Secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea lo Stato italiano ha violato la Direttiva 2011/7/UE riguardante la lotta contro i ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, non avendo assicurato in questi anni il rispetto dei termini di 30 e 60 giorni naturali consecutivi previsti all’articolo 4.
Con questa sentenza si chiude una procedura di infrazione aperta nel 2017, sulla base di un monitoraggio in cui era emerso il ritardo nel pagamento delle fatture di imprese e professionisti che, a vario titolo, avevano lavorato per le Istituzioni pubbliche del nostro Paese.
E dire che a maggio scorso la Camera dei Deputati aveva approvato all’unanimità una mozione, cui Forza Italia aveva dato un impulso decisivo, essendo da sempre in prima fila su questo tema. Quella mozione, peraltro, era finalizzata proprio ad evitare l’esito odierno della procedura di infrazione, ma il Governo non ne ha dato attuazione.
Lo stesso Governo, che si dimostra molto solerte nell’alimentare la spesa assistenziale in deficit, non trova però il modo per migliorare le proprie performance ed evitare l’appellativo di “cattivo pagatore” nei confronti di aziende e partite IVA che prestano i propri servizi per le strutture pubbliche e che, a causa dei ritardi nel ricevere il proprio compenso, subiscono gravi ripercussioni nei loro bilanci. Con tutto ciò che ne consegue anche in termini di riduzione di investimenti, di perdita di posti di lavoro e di distruzione di valore economico.
L’osservanza dei tempi di pagamento nei confronti di chi fa impresa in Italia è doveroso, non perché ce lo chieda l’Europa, ma perché si tratta di operatori economici che rischiano in proprio e che chiedono solo che le pubbliche amministrazioni rispettino gli impegni presi nei loro confronti. Il Governo delle quattro sinistre si occupi di questo, e lo faccia in fretta.