Rinnovo dei vertici di Seta SPA, si proceda con un bando pubblico

Un interessante dibattito, esclusivamente giornalistico. Basato, per lo più, su indiscrezioni relative ad accordi che si starebbero delineando fra i Sindaci e, si dice, tra gli schieramenti politici più rappresentativi. Questo finora è ciò che “passa il convento” in merito al prossimo rinnovo della governance di Seta SPA. O, quantomeno, questa è la mia sensazione.

Seta – lo ricordo in primis a me stesso – è una società a controllo pubblico che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti nel territorio del Consorzio di bacino 16, quindi anche nel Comune in cui svolgo il mio mandato di Amministratore locale, ancorché al momento di minoranza.

Pertanto, contrariamente a quanto successo finora, ritengo che i tempi siano maturi affinché il tema di chi dovrà guidare quell’azienda per i prossimi tre anni assuma finalmente carattere pubblico e trasparente, anche in considerazione dei suoi numeri di bilancio e delle implicazioni che essi hanno avuto, hanno e avranno sulla bollettazione a carico dei cittadini del nostro territorio.

Tutti noi, infatti, ricordiamo i 68 milioni di euro di debiti che Seta aveva nel 2012, che la portarono ad un passo dal default, con tutto ciò che un’eventualità del genere avrebbe determinato in termini di qualità del servizio pubblico e di perdita di posti di lavoro. Numeri che nel corso di questi ultimi otto anni sono decisamente migliorati, fino a determinare per la prima volta nel 2019 un utile netto pari a circa 2,5 milioni: un risultato, quest’ultimo, di cui bisogna dare atto all’attuale compagine di vertice.

Serve discontinuità, dunque? Nei nomi, è corretto discuterne. Nel metodo di selezione, certamente sì. Ecco perché mi permetto di intervenire su questo argomento, evidenziando l’opportunità di operare le scelte che si rendono necessarie per il Consiglio di amministrazione e per il Collegio sindacale del prossimo triennio attraverso la redazione di un bando pubblico, aperto a tutte quelle professionalità che volessero rendersi disponibili e rimettendo tali professionalità alla valutazione dell’assemblea dei Sindaci del Consorzio. In ciò, innovando rispetto all’attuale modalità prevista dalla Convenzione fra i Sindaci del gennaio 2014 (che aveva valenza quinquennale, con tacito rinnovo), e adeguando la procedura a quella che oggi viene adottata ormai nella totalità delle nomine pubbliche.

Tra l’altro, un bando pubblico consentirebbe di valutare, in via preventiva attraverso la raccolta dei curricula, la presenza, in capo ai candidati, dei requisiti di professionalità e onorabilità richiesti dal decreto legislativo 175/2016, che disciplina in maniera specifica le società in controllo pubblico, e l’assenza di cause di inconferibilità e incompatibilità ai sensi del decreto legislativo 39/2013.

Vorranno i Sindaci oggi in carica, specie quelli che detengono le quote più rilevanti di Seta, dare un segnale di apertura e di trasparenza, mettendosi al riparo, oltreché dalle critiche, soprattutto da successive eventuali segnalazioni all’ANAC?

Poiché sono un ottimista di natura e perché – come è noto – i rifiuti non sono “né di destra, né di sinistra”, auspico che questa sia la volta buona per avviare per la governance di Seta una nuova stagione, attraverso una procedura ad evidenza pubblica del tutto identica a quelle che stanno adottando altre realtà aziendali equiparabili: una nuova stagione in cui siano privilegiate e valorizzate le competenze in campo ambientale.