Una riflessione su “Mirafiori sostenibile”

Mirafiori sostenibile
È il titolo col quale La Stampa oggi annuncia che Stellantis utilizzerà lo storico stabilimento torinese (anche) per farne un hub finalizzato al riciclo delle batterie elettriche del gruppo.
Bene, trattandosi di un investimento su Torino. Non benissimo, se ci si pone il tema di quale sarà il destino della cosiddetta Turin Valley, quell’ecosistema, cioè, fatto di circa 400 aziende dell’indotto automobilistico, con i suoi più di 40.000 dipendenti.
Un intero comparto della motoristica e della componentistica che – nel passaggio che l’UE ci sta imponendo dal motore endotermico, senza neanche considerare l’evoluzione tecnologica, a quello totalmente elettrico – rischia più di tutti di perdere posizioni in termini di valore della produzione e, in ultima analisi, di numero di occupati.
Ma Torino e il Piemonte possono permettersi di rinunciare alla propria vocazione industriale e ad un’economia orientata alla produzione, sostituendole con la pur auspicabile promozione dell’economia circolare, in questo caso rappresentata, appunto, dallo smaltimento e dal riciclo delle batterie?
Mi permetto di dissentire. E di voler lavorare per un titolo diverso, che potrebbe – e dovrebbe! – suonare più o meno così: Mirafiori produttiva.