A che titolo i vertici di Anci nazionale si schierano contro l’elezione diretta dei Sindaci e dei consiglieri metropolitani?

Spesso in passato ho avuto l’impressione che l’Anci nazionale si configurasse come una sorta di dipartimento del PD.

Ed ecco che, in questi giorni, emerge dai suoi vertici nazionali una posizione che pare confermare i miei “cattivi pensieri”: sul ritorno all’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio metropolitano proposta dal Ministro Calderoli (e sostenuta da una serie di proposte di legge dei partiti del centrodestra, e non solo), il Presidente Decaro e il Coordinatore dei Sindaci metropolitani Nardella, entrambi rigorosamente di stretta osservanza piddina, si schierano come un sol uomo a difesa della Legge Delrio (da molti ribattezzata “delirio”, visto il caos istituzionale creato, specie nelle Regioni con qualche centinaio di Comuni di dimensioni molto ridotte, ndr), pur di non perdere la doppia carica stabilita per legge di Sindaco di Comune capoluogo e di Sindaco della Città Metropolitana.

E la cosa paradossale è che costoro motivano la loro contrarietà a consentire finalmente ai cittadini di tornare scegliere i loro rappresentanti sostenendo che ciò avrebbe come conseguenza quella di avere “nuovo ceto politico”…

Esilarante, oltre che paradossale.

Sì, perché intanto il concetto di “nuovo ceto politico”, a mio modesto modo di vedere, è positivo in sé. Poi, perché comunque tale “nuovo ceto politico” andrebbe a sostituire quello “vecchio”, non ad aggiungersi! Un ceto, quello odierno, peraltro scelto – proprio per effetto della legge Delrio – tra e dalla ristretta cerchia degli amministratori comunali già in carica. E infine, perché gli stessi massimi vertici dell’Anci nazionale vorrebbero, in questo caso sì, aggiungere ai Consiglieri metropolitani attualmente in carica, una nuova cerchia di cooptati (non eletti da alcuno, ma nominati direttamente dal Sindaco Metropolitano) affinché svolgano il ruolo di Assessori esterni.

Giusto, dunque, il richiamo del Sindaco di Asti Maurizio Rasero, che ha sottolineato l’inopportunità di aver preso una posizione del genere a nome di tutti i Sindaci italiani. Perché magari a Bari o a Firenze non lo sanno, ma qui in Piemonte e a Torino un ente di area vasta autorevole e che dia rappresentanza a tutti i territori, anche a quelli geograficamente e numericamente più marginali, è necessario.

Sono certo che anche i Sindaci Metropolitani più calati nella realtà e meno attratti dalla ricerca spasmodica di visibilità, nonché tutti i primi cittadini e gli amministratori di centrodestra e civici che, magari, hanno qualche ruolo nell’Associazione dei Comuni sapranno dar voce ad una posizione più in linea con la necessità e l’urgenza di servizi sovracomunali di qualità proveniente dai territori, più in sintonia con la direzione di marcia indicata dal Governo Meloni in tema di riforme e, alla fine dei conti, più di buon senso.