Torino tra opportunità perse, risultati raggiunti e occasioni da cogliere

In un commento apparso sulla cronaca locale de La Stampa di ieri Luigi La Spina mette in fila – per sua stessa ammissione anche in modo arbitrario, trattandosi di quattro vicende con responsabilità diverse – le occasioni che la città di Torino avrebbe perso o starebbe per perdere in questo primo scorcio di legislatura nazionale.

E cioè la possibilità di avere qui la sede nazionale dell’Istituto dell’Intelligenza Artificiale, che in questi giorni pare allontanarsi, così come la candidatura ad ospitare la sede dell’Autorità europea antiriciclaggio; le difficoltà di gestione, fino al rischio chiusura, del Museo Diffuso della Resistenza e il pericolo che la grande esposizione al Museo del Cinema dedicata all’opera del grande regista di fama mondiale James Cameron possa sfumare sul più bello.

Quattro opportunità per Torino e per il Piemonte che – scrive La Spina – verrebbero meno a causa di una “politica troppo debole”, fatta di parlamentari di centrodestra che “non paiono avere troppo ascolto nei palazzi che contano”.

È vero, a volte il territorio non dialoga in modo proficuo con i rappresentanti eletti negli organi nazionali, anche perché il metodo adottato dalla stragrande maggioranza dei partiti – di tutti gli schieramenti – per individuarli risponde ai principi della cooptazione più che a quelli dell’elezione da parte dei cittadini, con tutto ciò che ne consegue. In altri casi, poi, sono le divisioni tra gli schieramenti a impedire uno sviluppo collaborativo. Tuttavia, attribuire genericamente la colpa alla “politica” è di per sé una generalizzazione: le vicende, le scelte, le azioni hanno sempre date e luoghi, quindi anche nomi e cognomi.

E, soprattutto, prendere quattro casi specifici, con minimi legami tra loro, per dimostrare una propria tesi comporta anche voler tralasciare altri casi, che magari, invece, hanno avuto esito opposto.

In ciò, la cronaca recente ci aiuta: penso al nuovo Polo Formativo della Scuola Nazionale dell’Amministrazione. È stato il sottoscritto – con pazienza, ma usando un profilo, col senno di poi, fin troppo basso nel suo ruolo di Consigliere del Ministro Renato Brunetta – a promuovere, con il sostegno decisivo della collega Claudia Porchietto, l’idea di avere la prima sede al nord della SNA qui a Santena, nel complesso che fu della famiglia Cavour. È stato un Ministro appassionato e determinato come Brunetta a consentire, in meno di un anno, il raggiungimento del primo obiettivo con l’inizio dei corsi già nelle scorse settimane. È stato un bel lavoro di squadra quello che ci ha consentito di mettere insieme le professionalità e le capacità della Presidente SNA Paola Severino, del Presidente della Fondazione Cavour Marco Boglione, del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Insomma, un risultato importante per il nostro territorio, che a mio giudizio avrebbe potuto essere maggiormente valorizzato dal sistema dell’informazione.

Ora si tratta di andare avanti con quel progetto. Di strutturarlo e di renderlo ancora più attrattivo. Per Santena, per Torino e per il Piemonte. Ecco allora che la palla passa di nuovo alla politica, in particolare a chi ha l’onore di rappresentare il nostro territorio ai massimi livelli: perché valorizzare il Polo cavouriano passa inderogabilmente dalla volontà dei Ministeri competenti, degli enti locali e territoriali piemontesi, dell’Università, dell’Anci e di tutti i soggetti privati interessati, di impegnarsi con lo sviluppo del progetto. Come? Perseguendo l’ampliamento dell’offerta formativa, dell’aumento dei fruitori potenziali e della messa a disposizione di nuove Aule per la didattica, realizzando un vero e proprio Campus. Ciò, con l’obiettivo di rendere il Polo Formativo di Santena sia il luogo dove i dipendenti delle PA di tutto il nord Italia affluiscano per partecipare ai corsi di formazione in presenza, sia la sede del primo corso-concorso per la dirigenza pubblica degli Enti locali e delle Regioni.

Per arrivarci serve certamente la collaborazione di tutta la politica e di tutte le istituzioni del Piemonte, ma anche qualcuno che in modo autorevole porti avanti, credendoci davvero, il progetto. E di qualcuno che ne illustri le potenzialità sui tavoli che contano e che ne parli all’opinione pubblica, evidenziando le ricadute positive. Altrimenti, ci ritroveremo a discuterne soltanto per aggiornare il triste elenco delle occasioni perdute.