Intervento sul Corriere Torino del 6 luglio 2023

Partendo dalla scelta del Governo di candidare Roma (e non Torino) come sede per l’Autorità europea antiriciclaggio, Gabriele Guccione sul Corriere di ieri [mercoledì 5 luglio ndr] si chiede, forse anche in modo retorico, quando l’indubbio impegno del Presidente Cirio e del Sindaco Lo Russo su specifici dossier, sostenuti da entrambi e in modo bipartisan sul tavolo romano, coinciderà con “il tempo della raccolta”.

Proviamo a fare qualche considerazione. La prima: la stagione dell’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Regione ha certamente indotto molti osservatori – a cominciare dai media – a personalizzare l’attività di governo ai vari livelli della nostra Nazione. Ciò a maggior ragione a Torino, dove la tendenza ad affidarsi ad un monarca, vero o presunto, è storicamente radicata.

Abbiamo gioco facile, dunque, nell’assegnare vittorie o addebitare sconfitte. La seconda, strettamente legata alla prima: con la personalizzazione, da parte degli stessi vertici politici si è enfatizzata l’attività di ricerca del grande evento, del colpo ad effetto. Con la conseguenza che ciò che nella pubblica amministrazione viene chiamato, in modo un po’ burocratico, normale funzionamento spesso passa in secondo piano.

Ora, chi scrive certamente conosce quali possano essere le esternalità positive di tali grandi progettualità. Resta tuttavia la necessità di misurare – e di raccontare – l’attività di un mandato popolare anche, e direi soprattutto, in termini di “execution” rispetto alle competenze che il legislatore ha affidato ad ogni livello di governo del nostro territorio.

La terza, poi, attiene alla necessità di sviluppare le idee che, con fatica, riusciamo a far concretizzare qui: penso, ad esempio, al polo formativo della SNA a Santena, che il Ministro Brunetta ha voluto assegnarci al termine della scorsa legislatura, e che ha tutte le potenzialità per fare di Torino e del Piemonte un centro d’eccellenza per l’alta formazione della dirigenza pubblica.

La quarta, infine, è sull’esigenza di fare squadra con Roma. Per farlo, servono giocatori formati e allenati: ecco perché la decisione di chi mettere in campo passa anche attraverso l’abbandono della sola cooptazione nella scelta dei nostri rappresentanti. Un’opzione, quest’ultima, che fa proseliti in entrambi gli schieramenti più importanti ed anche in chi, a vario titolo, si dichiara “terzo”.


Ecco, forse il segreto per per una grande annata in fatto di “raccolta” è proprio questo: affiancare alla leadership una squadra all’altezza e capace di affrontare la sfida della complessità, studiando i dossier, approfondendo gli scenari e identificando le soluzioni.