Tre mesi di vacanza sono troppi?
Ridurre i tre mesi di vacanze estive scolastiche? Niente di impensabile, anzi sarebbe un aiuto concreto per le famiglie italiane.
Ma partiamo con ordine.
Da qualche giorno è stata lanciata la petizione dal nome “Un’estate piena rasa” su change.org da parte delle due mamme del blog “Mammadimerda” (nome quantomeno discutibile, ma tant’è) e dall’organizzazione no profit WeWorld per chiedere una riduzione delle vacanze per gli studenti durante il periodo estivo.
«La lunghissima pausa scolastica moltiplica le disuguaglianze, favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti e scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti». Questo emerge dal testo della petizione, che ha già raccolto 33.600 firme.
Quattordici settimane di vacanze tengono gli studenti lontani dai banchi di scuola per troppo tempo, la nostra è la pausa estiva più lunga d’Europa, con conseguenze sia sui portafogli delle famiglie che sulle conoscenze dei ragazzi. È il cosiddetto effetto “Summer Learning Loss”, ovvero una perdita delle competenze che costringe gli insegnanti a riprendere argomenti già affrontati nel precedente anno scolastico, ma anche un aumento delle disuguaglianze e casi di abbandono della scuola, in particolare per tutti i ragazzi che provengono da contesti svantaggiati.
Perché non tutte le famiglie dispongono di risorse economiche che rendono possibile la partecipazione a centri estivi e altre attività. Vero che l’estate è un periodo dedicato allo svago e ad attività indipendenti dalla formazione scolastica, ma tre mesi rimangono troppi.
Per le famiglie, il problema è economico e organizzativo. I genitori lavorano durante l’estate? Sì, io non conosco famiglie che possono permettersi tre mesi di vacanza…
E quindi, che fine fanno i figli? Bisogna districarsi tra nonni (per chi li ha a disposizione), babysitter e centri estivi, che costano in media 140 euro alla settimana, senza considerare che ad agosto sono chiusi e a settembre sono rari.
Facile fare i conti per tre mesi di vacanze estive, per chi ha due o tre figli sarebbe più conveniente non lavorare.
Al ritmo di “Ristudiamo il calendario! Un nuovo tempo scuola non è più rimandabile” la petizione punta quindi a ridurre le lunghe pause estive. In Germania e in Inghilterra le vacanze durano circa 6 settimane, in Francia solo 4 settimane, gli esempi non mancano, vuol dire che si può fare, spalmando intervalli di pausa durante tutto il corso dell’anno.
Il tema – ritorno da dove sono partito – è delicato, riguarda il sostegno alle famiglie e il contrasto al calo demografico. È un tema politico, che riempie tutti i programmi elettorali, in questo periodo, e i dibattiti televisivi, per tutto l’anno.
Servirebbero, subito, sostegni economici che permettano alle famiglie meno abbienti di affrontare in modo dignitoso il periodo estivo, e che aiutino i ragazzi stessi ad occupare il proprio tempo in modo proficuo: su questo il Ministero e la Regione possono già fare interventi concreti. Un esempio? Prevedere che le aule scolastiche siano aperte per qualche settimana in più durante il periodo di sospensione delle lezioni, organizzando in quegli spazi corsi di recupero per chi abbia avuto difficoltà in alcune materie e, perché no, attività alternative allo studio, siano esse di carattere culturale, musicale e sportivo. Al contempo, sul lungo periodo, ridisegnare il calendario scolastico: tre mesi di vacanza sono frutto del boom economico degli anni Sessanta, quando anche l’organizzazione delle famiglie era profondamente differente e le mamme stavano a casa con i figli.
Da allora è cambiato tutto, è ora di rendersene conto e agire di conseguenza.
Se volete saperne di più: terzo millennio, blog mamme di merda, sky tg 24, il difforme, mamme.it, la stampa.