Noi possiamo dirlo: mai con Di Maio e con il governo delle tre sinistre

Premessa numero uno: quando un Governo cade – come è successo a metà agosto con la decisione di Salvini di provocare la crisi, ottenendo le (temporanee) dimissioni di Conte – la soluzione preferibile sarebbe sempre quella di ridare la parola agli elettori.

Premessa numero due: personalmente, se c’è una cosa che non mi spaventa è partecipare ad una competizione elettorale, pur sapendo, tuttavia, come sia sempre più difficile ottenere il consenso delle persone, ormai annoiate da un’offerta politica inconcludente, chiacchierona, certamente attenta alla propaganda, ma molto meno alla “execution” e alla precisa indicazione delle risorse pubbliche, cioè dei cittadini-contribuenti, da impiegare e come.

Fatte queste due doverose precisazioni iniziali, vorrei esprimere qualche considerazione sugli avvenimenti politici delle ultime settimane, culminati con la formazione di un nuovo governo, il cosiddetto Conte-bis, in cui il M5S ha sostituito il precedente partner – e cioè, appunto, la Lega – con la sinistra del Partito Democratico e con l’estrema sinistra di Leu. Nuovo governo che proprio nella giornata di ieri ha ricevuto il primo voto di fiducia alla Camera dei Deputati e che si appresta, nella giornata odierna, a ricevere anche il via libera dell’Aula del Senato.

Sgombriamo subito il campo da sgrammaticature o da interpretazioni strumentali: è stata un’operazione perfettamente legittima sul piano costituzionale; allo stesso tempo, però, un Presidente del Consiglio che riesca a rimanere in sella, pur modificando in modo così radicale la composizione della compagine parlamentare in suo sostegno, ha destato più di una perplessità in tanti italiani; e peraltro non solo in quelli schierati politicamente e culturalmente nel centrodestra.

Coerenti con la nostra posizione di oppositori, nel merito ma senza sconti, del governo Conte I sostenuto da M5S e Lega, anche nei confronti del Conte-bis – il cosiddetto governo “giallorosso” – noi di Forza Italia ci siamo posti nettamente in contrapposizione. A maggior ragione in questa nuova situazione, a fronte di una maggioranza che si è formata in Parlamento (senza alcuna legittimazione popolare, come peraltro il precedente governo “gialloverde” ) dopo un accordo tra i tre partiti di sinistra usciti sconfitti sia nelle elezioni del 4 marzo scorso, sia – in misura ancora maggiore – in tutti i turni elettorali amministrativi, regionali ed europeo che si sono succeduti da allora ad oggi.

Non abbiamo, non ho, votato la fiducia, dunque. E questo non solo per una contrapposizione politico-partitica, ma anche per la vaghezza, l’indeterminatezza, l’assenza di indicazioni di priorità, la totale mancanza di numeri relativi alle coperture finanziare che ha caratterizzato il (nuovo) programma di governo del Presidente Conte, illustrato in occasione della richiesta di fiducia alle Camere.

Ora, esaurita questa fase – tutta basata sulla suddivisione degli incarichi fra i contraenti del nuovo “contratto” di governo, dai Ministeri ai Sottosegretariati, e sulla composizione definitiva della squadra – si tratterà di valutare i singoli provvedimenti della nuova maggioranza delle tre sinistre, a cominciare dalla Legge di bilancio che dovrà essere presentata in Parlamento entro il prossimo 15 ottobre.

Noi faremo un’opposizione intelligente, nel merito, a difesa di un ceto medio sempre più tartassato, contrapponendoci nettamente all’oppressione burocratica, fiscale e giudiziaria che la nuova maggioranza rischia di alimentare con la sua impostazione ideologica.