Un commissario straordinario per l’economia piemontese dotato di poteri, cosiddetti, speciali? Non è solo necessario, ma urgente. Ed è da indicare e responsabilizzare adesso, progettando una strategia che ci consenta da un lato di evitare di farci trovare impreparati e in ritardo quando, finalmente, l’emergenza sanitaria sarà più gestibile; e, dall’altro lato, di reggere la competizione con altri territori, magari anticipandone le politiche di rilancio economico.
E’ significativo, in tal senso, il consenso unanime da parte delle principali organizzazioni imprenditoriali alla proposta di Claudia Porchietto, immediatamente e giustamente fatta propria dal Presidente Alberto Cirio, perché da quel mondo possono – e devono – arrivare contributi importanti nella definizione di un piano d’azione e nell’individuazione di obiettivi concreti da conseguire. Così come è importante il fatto che molti esponenti politici, a livello regionale e nazionale, abbiano sottolineato con le loro dichiarazioni la necessità di procedere in quella direzione, sostenendo anch’essi – ed io sottoscrivo – che la figura idonea ad assumere tale ruolo sia il Governatore del nostro Piemonte, forte della larghissima legittimazione popolare ottenuta poco meno di un anno fa.
Qualcuno, al contrario, forse non rendendosi conto di quanto le polemiche strumentali siano ormai fuori luogo e fuori tempo rispetto alla realtà che stiamo vivendo, ha bocciato senza appello l’idea. Altri, con tono altrettanto polemico, hanno parlato di assenza di proposta, al netto dello slogan.
Bene, al di là della strana sintonia fra queste posizioni, vorrei rispondere – o tentare di farlo – proprio a quest’ultima sollecitazione, perché ritengo, al contrario, che le nuove leve del centrodestra piemontese abbiano la capacità di offrire all’agenda politica regionale contenuti, proposte e azioni. Pertanto, mi faccio carico di rompere il ghiaccio, individuando tre macro obiettivi per il Piemonte del dopo-coronavirus, da raggiungere attraverso i poteri speciali di cui si sta parlando.
Il primo è l’ottenimento per tutto il territorio piemontese dello status di Zona Economica Speciale (ZES), per essere liberi di dotarci di politiche a “burocrazia zero” e di offrire una fiscalità di vantaggio alle iniziative imprenditoriali che generino lavoro e sviluppo. Procedure snelle, controlli solo ex post e tassazione competitiva, sia nel livello, sia negli adempimenti, affinché il Piemonte riparta subito.
Il secondo obiettivo riguarda le infrastrutture strategiche, non solo nell’elencazione delle priorità – che sono note e che sono, tutt’al più, da attualizzare – ma anche nella definizione precisa di tempi e modi per la loro realizzazione, in deroga al codice dei contratti pubblici. Quindi, modello Genova per il completamento della Asti-Cuneo, per la seconda linea della Metropolitana di Torino, e poi per la chiusura ad est dell’anello tangenziale di Torino, per la quarta corsia della tangenziale nord, per un collegamento diretto tra Caselle e Malpensa, per l’alta velocità Torino-Genova, per nuove interconnessioni sulla linea AV Torino-Milano, cui affiancare un grande piano di edilizia ospedaliera e scolastica, in un’ideale continuità con le eccellenze sanitarie e di alta formazione che, da sempre, caratterizzano in particolare l’area metropolitana torinese.
Il terzo obiettivo, infine, riguarda la ricerca di fonti di finanziamento per sostenere le politiche di investimento, al di là della capacità o della possibilità dello Stato centrale e dell’attuale Unione Europea di trasferire risorse che, forse, non sarebbero neppure sufficienti in una situazione di “normalità”: figurarsi in tempi come quelli che ci attendono, dopo un’emergenza di tale portata!
E allora il commissario per l’emergenza economica dovrebbe poter far ricorso al mercato dei capitali quale ulteriore modalità di approvvigionamento finanziario, attraverso l’emissione di obbligazioni – che potremmo chiamare “Piemonte Bond” – indirizzati ai risparmiatori privati, oltreché agli investitori istituzionali. Niente di nuovo, perché se da un lato esperienze positive in tal senso sono, ad esempio, rintracciabili in alcune grandi municipalità degli Stati Uniti, dall’altro lato la stessa normativa italiana ne consente il ricorso: si tratta, però, di eliminare alcune rigidità tecniche che fino ad oggi hanno reso poco appetibile tale strumento di investimento e prevedere la possibilità di organizzare un mercato secondario efficiente, sul quale poter realizzare il controvalore delle obbligazioni in caso di necessità, come avviene per i BOT.
Ecco, di fronte alla sfida della “ricostruzione”, c’è la necessità di mettere in campo misure eccezionali e fuori dall’ordinarietà. C’è l’obbligo di essere innovativi, veloci e orientati alla “execution”. C’è bisogno di poteri speciali, ma anche di persone “speciali”, a cominciare da chi – e ce ne sono! – abbia maturato importanti esperienze professionali fuori dai nostri confini, ottenendo risultati straordinari nei rispettivi campi: perché non offrire a quei talenti una sorta di “contratto di rimpatrio” in Piemonte per affrontare l’opportunità della ripartenza, sul modello del progetto “master and back” attivo da qualche anno in Regione Sardegna nell’ambito della formazione universitaria?
Insomma, è il momento di un’assunzione di responsabilità generazionale, togliendo ogni alibi a coloro che negli ultimi anni hanno spesso rivendicato, senza però mai pretenderlo, spazio nella gestione della cosa pubblica. Una grande operazione che si incarichi di consegnare ai nostri figli e ai nostri nipoti un Piemonte forte e prospero come quello che abbiamo ricevuto in dono dai nostri padri.